ALFABETO NOVELLI

 

«Dipingere è scrivere con un alfabeto ancora da inventare» diceva Novelli. La ricerca delle origini del linguaggio, la passione per la semiotica e gli anagrammi sono alla base della sua produzione, soprattutto quella degli anni Sessanta. Nelle opere di quegli anni troviamo spesso un’ossessiva ripetizione di una o più lettere – in particolare la “A” – a volte sistemate in griglie o in scacchiere, altre volte libere di inondare l’intera superficie della tela o del foglio.

 

#AlfabetoNovelli è la rubrica con cui l'Archivio Novelli ha inaugurato la sua pagina Facebook. L'intento è raccontare Gastone, partendo dalle lettere dell’alfabeto, una per ogni figura importante nella sua formazione e nella sua carriera (artisti, critici, galleristi, scrittori e così via).

 

In foto: Gastone Novelli, Senza titolo, 1962, tecnica mista e collage su carta.

A | Achille Perilli

 

Quando nel ‘55 si stabilisce a Roma, Novelli entra rapidamente nell'ambiente culturale della città e stringe una forte amicizia con Achille Perilli. Al di là delle diverse mostre collettive che condividono sia in Italia che all’estero, nel ’57 il loro legame raggiunge l'apice con la fondazione de “L’Esperienza Moderna”. Sulle pagine della rivista, uscita in cinque numeri fino al ’59, oltre a pubblicare rispettivamente opere e testi, Novelli e Perilli inseriscono scritti di Maraini, Trevi e Ponente, e lavori di artisti come Klee, Kandinsky, Gorky, Kline, Arp, Masson, Fontana e Sterpini. La loro rivista si interessava infatti alle avanguardie storiche (l’espressionismo tedesco e l’automatismo surrealista e dadaista), all’espressività del segno, alla scrittura orientale, alla poesia e alle possibili connessioni tra diversi tipi di linguaggio.

 

 

In foto: Gastone Novelli e Achille Perilli nello studio di quest'ultimo (Roma, 1963 circa)

B | Guido Ballo

Alla fine degli anni ’50 Novelli conosce Guido Ballo, critico milanese che nel 1959 curerà alla Galleria dell’Ariete una delle prime mostre personali dell’artista a Milano. Questa mostra, oltre all’inizio di un rapporto di stima e amicizia fra i due, segna una svolta nella produzione di Novelli: le opere esposte erano infatti caratterizzate da grandi formati, tonalità chiarissime, bianche e argentee, e un particolare effetto materico ottenuto con la stratificazione di carta di riso, sabbie finissime e colle. Ballo seguirà e promuoverà costantemente l’attività di Novelli, curando diversi cataloghi di sue mostre come quella del gruppo di “Continuità” alla Galleria Levi di Milano nel 1962, la personale alla Galleria Pogliani di Roma nel ’63, e la mostra dedicata alla "Recent Italian Painting and Sculpture" allo Jewish Museum di New York nel ’68.

 

In foto: Gastone Novelli, La peur dans le fond, 1959, tecnica mista su tela, 180x150 cm.

C | Cesare Vivaldi

Oltre che poeta e traduttore, Cesare Vivaldi fu critico d’arte e promosse giovani artisti tra i quali lo stesso Novelli che seguì in particolare negli anni ’58-’60. Nella primavera del ’58, presso la Galleria La Salita di Roma, curò una personale di Novelli con una decina di quadri che guardavano all’automatismo surrealista, all’Action painting e alla scrittura orientale. Due anni dopo, presso la Galleria Il Canale di Venezia, curò la mostra “Crack”, dichiarato punto di rottura con la pittura informale sottoscritto da Consagra, Dorazio, Marotta, Mauri, Perilli, Rotella, Turcato e Novelli. I dipinti di Gastone esposti in quella occasione mostravano la conclusione della sua stagione informale e si popolavano di scritte disordinate, frammenti di giornali e i primi seni.

 

In foto: gruppo "Crack" a Piazza del Popolo (1960), da sinistra: Cascella, Dorazio, Marotta, Fabio Mauri, Gastone Novelli, Achille Perilli, Rotella, Turcato.

D | Plinio De Martiis

Plinio De Martiis con la sua Galleria “La Tartaruga” fu uno dei promotori più importanti di Novelli sia in Europa che in America. Il rapporto fra i due ebbe inizio in occasione di due mostre collettive organizzate nel ’59 nella sede di via del Babuino a Roma ed ebbe seguito negli anni successivi con altri eventi espositivi organizzati dalla galleria anche all’estero. Tra questi ricordiamo l’esposizione volta a presentare Novelli, Achille Perilli e Cy Twombly prima a Bruxelles nel novembre del ’59 e poi a Stoccarda nel maggio del ‘60. Legata al gallerista è anche la prima partecipazione di Novelli a un evento espositivo negli USA, la mostra “The New Generation in Italian Art”, itinerante negli Stati Uniti fra il ’60 e il ’61.

 

In foto: Gastone Novelli, Il lungo maturare del sacro utero (E vi si spargevano...), 1960, tecnica mista su tela, 190x300 cm, in comodato al MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna.

E | Emilio Villa

Se c’è una figura vicina a Gastone per quanto riguarda gli interessi, le ricerche, la produzione artistica, l’attitudine alla sperimentazione, l’essere libero da etichette stilistiche, è Emilio Villa. Artista, filologo, biblista, critico d'arte, scrittore plurilingue e traduttore, Villa condivide con Novelli la ricerca verbo-visiva, lo studio dell’origine del linguaggio, l’interesse per l’etimologia e per le possibili forme d’uso della parola. Le loro opere sono infatti da leggere oltre che da vedere.

 

I due artisti si incontrano nel ’51 in Brasile dove entrambi lavoreranno per il MASP - Museu de Arte de Sao Paulo "Assis Chateaubriand". Nel ’55 Villa lo introduce nell’ambiente artistico romano, facendogli conoscere Corrado Cagli. Importante è infatti il sostegno di Villa ad artisti emergenti o poco noti come Burri, Rothko, Novelli e Pollock, attraverso i suoi scritti, le riviste, e così via. Non a caso Novelli nel ’57 inizia la collaborazione con scrittori e poeti, illustrando “Un Eden - Précox” di Villa.

 

In foto: Gastone Novelli, Senza titolo, 1963, collage su carta.

F | Ferdinand de Saussure

Per il linguista svizzero De Saussure non esiste una corrispondenza naturale tra parole e cose. Il segno linguistico (ad esempio la parola) è costituito dall’unione "arbitraria" di un concetto (significato) e della sua realizzazione acustica o grafica (significante). Quest'associazione tra significato e significante non è dettata da una legge naturale, bensì dai parlanti di una lingua, come dimostra la varietà delle lingue. Tale proprietà è caratteristica di molti sistemi semiotici come quello che regola l’interpretazione di un’opera d’arte.

 

Il concetto di arbitrarietà formulato da De Saussure era sicuramente noto a Novelli che lesse i suoi scritti, in particolare quelli sugli anagrammi. Le sue opere, non facilmente decifrabili nell'immediato, necessitano molteplici e continue letture e interpretazioni ulteriori mai definitive. Novelli sottopone i segni a un processo di scomposizione e ricomposizione, facendoli continuamente oscillare da un livello semantico a un altro.

 

In foto: Gastone Novelli, Il re del sole, 1961, tecnica mista su tela, 165x220 cm.

G | Gruppo 63

Il movimento letterario Gruppo 63 si costituì a Palermo nell'ottobre del 1963 in occasione di un convegno tenuto da poeti, scrittori, critici e studiosi accomunati dalla volontà di sperimentare nuove forme di espressione linguistica, respingendo gli schemi del romanzo neorealista e della poesia tradizionale.

 

Tra i trentaquattro partecipanti c’erano E. Pagliarani, A. Giuliani, E. Sanguineti, N. Balestrini, A. Porta, G. Manganelli, G. Dorfles, U. Eco, L. Malerba, R. Barilli. Anche Novelli vi prese parte e fu lui a realizzare la copertina dell'antologia degli scritti di quel primo convegno, edita da Feltrinelli. Si tratta di un disegno con disordinati elenchi di nomi, dei quali uno va per ordine alfabetico e un altro per numerazione che finisce poi per essere un calcolo matematico. 

 

Anche da questo semplice disegno si comprende ciò che avvicinava Gastone al Gruppo 63, vale a dire il recupero della sperimentazione delle avanguardie storiche, l’attitudine alla catalogazione, lo sconvolgimento dell’ordine linguistico e la ricerca di nuove strutture semantiche e narrative.

 

In foto: Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani (a cura di), “Gruppo 63. La nuova letteratura. 34 scrittori. Palermo ottobre 1963”, Feltrinelli, Milano 1964, (copertina con un disegno di Novelli).

H | Hans Arp

Nel 1957 Novelli si reca più volte a Parigi e ha modo di conoscere esponenti del dadaismo storico come Hans Arp. L’interesse per questo movimento capace di rompere con i linguaggi accademici e di costruire immagini secondo logiche inusuali, è evidente nei continui riferimenti che se ne fanno sulle pagine de “L’Esperienza moderna”.

Proprio sul n. 3/4 della rivista fondata da Novelli e Perilli nel ’57, furono pubblicati due lavori di Hans Arp, "Trousse de voyageur" e "Bassorilievo policromo", entrambi realizzati nel 1920 con pezzi di legno corroso trovati durante una vacanza al mare con Schwitters. In relazione con quei meccanismi creativi, nel 1962 Novelli realizza La cassetta dei ricordi. Un micromondo di piccoli oggetti come pezzi di legno, conchiglie, matasse di fili e il corpo abbozzato di una statuina probabilmente raccolti durante un viaggio in Grecia nel ’62. A distanza di quarantadue anni si torna quindi all’idea di un’opera come una collezione di testimonianze di un passato vissuto, di reperti riuniti durante un viaggio.

 

 

In foto: Gastone Novelli, La cassetta dei ricordi, 1962, assemblage polimaterico in una scatola di cartone, 8x9x1,5 cm, Parma, collezione privata.

J | Jackson Pollock

A partire dal ’57 Novelli abbandona, almeno per il momento, qualsiasi precedente orientamento astratto-geometrico in favore di una pittura gestuale che acquista sempre più autonomia. In più occasioni gli anni ’50 fornirono agli artisti della generazione di Novelli una spinta ad allontanarsi dalle tematiche astratto-geometriche per esplorare il lato più indefinito e irrazionale, basato sull’impulsività e la casualità di forme e colori. Pensiamo alla mostra “Arte astratta e concreta in Italia” presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel ’51, e poi la grande retrospettiva che nel ‘58 lo stesso museo dedica a Jackson Pollock, a due anni dalla sua scomparsa. Le opere dell’artista americano risuonano in quelle di Novelli del ’57 e in parte del ’58, caratterizzate da spruzzi di colore, colature nere e informi macchie, frutto della tecnica del dripping.

 

In foto: Gastone Novelli, Cala il sipario, 1958, tecnica mista su tela, 80x60 cm.

K | Paul Klee

L’artista svizzero fu sicuramente uno degli artisti più apprezzati e importanti per Novelli. Gastone conobbe l’opera di Paul Klee durante il suo soggiorno brasiliano: a Klee fu infatti dedicata una retrospettiva alla II° Biennale di San Paolo nel 1953. La stima da parte di Novelli è evidente nella sua scelta di tradurre, per la prima volta in lingua italiana, una parte degli scritti teorici di Klee per il n. 1 de “L’Esperienza Moderna” del 1957.

 

In molte opere di Novelli è chiara l’influenza di Klee. Sin dalla produzione astratto-geometrica del periodo brasiliano, alle opere degli anni Sessanta con lettere e segni incasellati in griglie o in scacchiere cromatiche, la lezione di Klee affiora costantemente. I due artisti condividono l’approccio sperimentale, la varietà espressiva, la ricerca di un linguaggio primitivo, puro, fatto di lettere, numeri e segni simili a geroglifici, a graffiti, a una scrittura infantile. Ricerca palesata dalla frase di Klee «la scrittura e l’immagine, lo scrivere e il figurare, sono fondamentalmente tutt’uno». Questo parallelismo fra i due pittori può essere esteso anche alla loro vita personale: come Gastone anche Klee subì la violenza del regime nazista, nel 1937 fu infatti costretto a lasciare la Germania dove le sue opere vennero condannate come “arte degenerata”.

 

In foto: Gastone Novelli, Il re delle parole, 1961, tecnica mista su tela, 220x330 cm, Museo del Novecento, Milano

L | Gian Tomaso Liverani

La Galleria “La Salita”, aperta nel ’57 da Gian Tomaso Liverani, fu uno dei principali luoghi di riferimento per l’arte contemporanea a Roma. Novelli esporrà svariate volte in personali e collettive nella galleria di Liverani. Il momento di maggiore attività e collaborazione fra l’artista e il gallerista si concentrerà nel biennio ’57-’58, con una presenza costante di Novelli in galleria. Ciò è testimoniato anche dalle diverse opere appartenute al gallerista risalenti proprio a quegli anni e caratterizzate dalla ripresa dell’automatismo di derivazione surrealista dell’Action painting e la conoscenza della calligrafica orientale. Oltre che in Italia, Liverani ebbe un ruolo fondamentale nella promozione di Novelli all’estero: l’artista nel 1959 espone a Tokyo, partecipando alla mostra di pittura italiana organizzata dalla Galleria La Salita presso la Sirokya Gallery.

 

In foto: Gastone Novelli, Grancaldo nel personaggio io-tu, 1957, olio su tela, 90x70 cm.

M | Marcel Duchamp

In generale l'opera di Marcel Duchamp è una di quelle che più suggestionò Gastone Novelli. I due artisti, grandi sperimentatori, furono legati da simili interessi e analoghe scelte nella vita e nella produzione artistica. Negli anni ’60 inizia ad essere ricorrente nelle opere di Novelli il motivo del seno. In questo caso è importante notare come per "Telegramma" (1960) Gastone fu suggestionato dalla copertina realizzata da Duchamp per il catalogo della mostra "Le Surréalisme en 1947" presso la Galerie Maeght di Parigi. Al centro del libro, l'artista francese inserì un seno aggettante in gommapiuma e velluto accompagnandolo con l’ironica frase “prière de toucher” (si prega di toccare).

 

Qui ci ricolleghiamo ad un altro interesse che lega i due artisti, ovvero i giochi linguistici e la possibilità di coniugare la parola con l'immagine. In molte opere dei primi anni Sessanta, Novelli, influenzato dalla poetica surrealista, scrive lunghe sequenze di parole senza spazi e punteggiatura, annullando la sintassi, come un discorso pronunciato senza respirare. Spesso per questo tipo di lavori preleva i temi, i segni e le parole da contesti eterogenei per immetterli nel suo alfabeto artistico, un po' come Duchamp con i suoi ready made. Infine non è tralasciabile il fatto che ad accomunarli ci sia la volontà di non essere identificati con delle precise categorie, quindi il rifiuto per qualsiasi processo di etichettatura durante tutta la vita, conclusasi nel 1968 per entrambi.

 

In foto: Gastone Novelli, Telegramma, 1960, tecnica mista su tela, 135x135 cm, Fondazione Prada.

N | Nouveau Roman

Nel 1961 Novelli soggiorna a Parigi e incontra gli scrittori della neoavanguardia francese di area tardo surrealista e del Nouveau Roman. L’espressione "Nouveau Roman" indica una tendenza letteraria sviluppatasi in Francia intorno agli anni '50 che raccoglieva alcuni autori accomunati dal rifiuto delle forme tradizionali del romanzo e dalla ricerca di una nuova struttura narrativa. Veniva così abbandonata la tradizionale linearità logico-cronologica del romanzo e l’idea di un racconto scandito nel tempo, in favore di una simultaneità di informazioni, spesso ripetute, scaturite anche da un dialogo interiore e dalla memoria dei personaggi.

 

Novelli, influenzato anche dai poeti e dagli scrittori del Gruppo 63 in Italia, partecipa a questo sperimentalismo linguistico. Nei suoi dipinti, a volte, le parole sono amalgamate al colore e risultano di difficile lettura oppure sono cancellate o velate dalla sovrapposizione dei vari materiali usati nel dipinto. L’errore, la cancellatura, la grafia incerta, il flusso di parole continuo fanno sì che le sue “narrazioni” necessitino di una lettura lunga, fatta di pause e di ritorni. Nonostante ciò bisogna dire che, a differenza di Novelli, gli scrittori del Nouveau Roman non condividono l’idea di una letteratura impegnata, per loro scrittura letteraria e politica occupano due ambiti diversi.

 

In foto: Gastone Novelli, Alm, 1961, tecnica mista su tela, 50x50 cm, CAMeC, La Spezia.

O | O.D.A (Oficina de Arte)

“L’arte non è un privilegio” così recita il titolo del manifesto di O.D.A. (Oficina de Arte) gruppo brasiliano formato da Aldo Bonadei, Lothar Charoux, Bruno Giorgi, Odetto Guersoni, Frans Krajcberg e Bassano Vaccarini, a cui Novelli si avvicina fra 1952 e ‘54. Il movimento si proponeva come “un’organizzazione di artisti capaci di divulgare l’arte applicandola all’architettura, al paesaggio cittadino, all’illustrazione, al teatro, al cinema e a tutto quello che sia per il popolo, per le grandi masse. L’arte deve vivere nelle piazze, sotto il sole, tra il popolo.”

O.D.A. sentiva necessario il coinvolgimento degli artisti nella quotidianità della vita, auspicando che l’arte non stesse solo nei musei. In quegli stessi anni Novelli riflette sull’importanza di una funzione sociale, educativa e comunicativa dell’arte e individua nella ceramica lo strumento più adatto alla diffusione di manufatti artistici nella vita della gente comune, in primis per un fatto economico. Realizza originali ceramiche riprendendo le tecniche di lavorazione e di decorazione delle tribù indigene del Brasile.

In foto: Manifesto di “Oficina de Arte” (1950)

P | Arnaldo e Giò Pomodoro

Arnaldo e Giò Pomodoro conobbero Novelli forse già nel 1955, anno in cui Gastone, appena rientrato dal Brasile, tenne la sua prima mostra personale allo Studio B24 di Milano, spazio che i due fratelli frequentavano con costanza. Da allora s’instaurò tra i tre artisti un’amicizia duratura. In quegli stessi anni inoltre tutti e tre erano accomunati da un medesimo interesse per l’immagine nata per accumulo di segni, frammenti, oggetti e forme. Li legava poi l’ammirazione per l’opera di Klee e la partecipazione alle mostre del gruppo “Continuità”, insieme a Dorazio, Fontana, Perilli, Tancredi e Turcato.

 

Ed è attraverso il rapporto con i fratelli Pomodoro che Novelli torna ad avvicinarsi alla scultura. Tra 1958 e 1959 Giò Pomodoro realizza una serie di opere mettendo in tensione superfici di stoffa o di gomma modificate poi con tiranti e corpi prementi. Sulle superfici così modellate l’artista colava il gesso liquido e, una volta solidificato questo, fondeva in bronzo le forme ottenute, levigandole sino alla lucidatura specchiante. Il piano sottoposto allo stimolo di forze esterne, le sporgenze e le rientranze di questi lavori sono ricordati nei laminati (per es. “Femme facile”, “Are”, “By Means of Marina”) che Novelli realizza nel ’62, imprimendo con il calore il verso della superficie di plastica.

 

In foto: Gastone Novelli, Femme facile, 1962, tecnica mista su laminato plastico, 59x47 cm.

R | Robert Rauschenberg

Nel 1964 Novelli arriva a Venezia, invitato a partecipare per la prima volta alla Biennale, e lì conosce di persona Robert Rauschenberg, vincitore in quell’anno del premio come migliore artista straniero. Alla festa di celebrazione per la vittoria di Rauschenberg presso il ristorante “L’Angelo” era presente anche Gastone, come mostrano alcune bellissime foto in bianco e nero. Ma Gastone conosceva già le opere dell’artista americano, il quale nel 1953 aveva esposto a l’Obelisco e nel 1959 a La Tartaruga, due tra le più importanti gallerie di Roma.

In particolare nella prima, Rauschenberg espone una serie di “Scatole e feticci personali” assemblate a Roma al rientro da un viaggio in Marocco con Cy Twombly e composte da una variegata raccolta di fossili animali, oggetti di culto del luogo e altro ancora. Al centro di una di queste scatole si vede un piccolo bambolotto che richiama quello inserito da Novelli in una delle due facce di “Agglomerazione”, assemblage che racchiude piccoli oggetti molto probabilmente raccolti durante un soggiorno in Grecia nel 1962.

 

In foto: Gastone Novelli, Agglomerazione, 1962, assemblage polimaterico in due scatole di cartone unite, 8x8x5 cm, collezione privata.

S | Claude Simon

Claude Simon, scrittore Premio Nobel per la Letteratura nel 1985, conosce Novelli alla fine del 1961, in occasione di una personale dell'artista presso Galérie du Fleuve a Parigi. L'anno successivo firma la presentazione, dal titolo "Gastone Novelli e il problema del linguaggio", per il catalogo della personale di Novelli alla Alan Gallery di New York. Tra i due c'è un rapporto di profondo scambio intellettuale e creativo, avendo in comune la riflessione sul segno e sul linguaggio.

 

 

Nei suoi romanzi Simon, oltre ad inserire parole in varie lingue, introduce frammenti di testo con diverso carattere tipografico presi ad esempio da manifesti e ritagli di giornale. Analogamente nelle opere di Novelli troviamo una mescolanza di lingue, frammenti di testi, lettere isolate, parole per metà cancellate, parti di giornali o di manifesti. Tutto ciò inscritto sia nelle tele di Novelli che nelle pagine di Simon con un'impaginazione particolare, uno spazio spezzettato, suddiviso in aree distinte.

 

In foto: Gastone Novelli, Thelonious, 1960, tecnica mista su tela, 125x170 cm, collezione privata.

T | Cy Twombly

Tra il 1959 e il 1960 Novelli inizia a realizzare dipinti in cui le scritte si spargono su tutta la superficie della tela. Alla base di questo ampio uso visivo del linguaggio verbale c’è il grande interesse di Novelli per il mondo della poesia e della letteratura, ma anche la presenza a Roma di Cy Twombly, stabilitosi in città nel 1957. Gastone fa la sua conoscenza presso la galleria “La Tartaruga” di Plinio de Martiis che nel ’58 organizza la prima personale europea dell’artista americano, e, fra il ’59 e il ’60, tre collettive tra Roma, Bruxelles e Stoccarda a cui partecipano entrambi gli artisti.

 

Confrontando le loro opere di quegli anni, essi si caratterizzano per un differente uso di segni, superfici e ritmi. La scrittura di Novelli si organizza in strutture che hanno, pur se disordinata, una loro regolarità – si vedano le prime caselle e riquadrature nelle tele di inizio anni Sessanta. Invece Twombly solo più tardi, poco prima degli anni Settanta, inserisce nelle sue rappresentazioni, più disordinate, piccole tabelle e cornici. Novelli nelle tele usa spesso velare con colore bianco segni già tracciati, lasciandoli in trasparenza. Twombly con una grafia disordinata traccia linee sottili e vibranti, fuse con fluidi tocchi di colore e cancellature che coprono precedenti stesure ormai non più percepibili.

 

In foto: Gastone Novelli, Gabbie senza saperlo, 1960, tempera, carboncino e gesso su tela, 80x100 cm, MACTE - Museo di Arte Contemporanea di Termoli

U | Ugo Mulas

Ugo Mulas è stato il fotografo che maggiormente ha documentato la storia dell’arte europea e americana degli anni Cinquanta e Sessanta. In quegli anni infatti realizzò reportages della Biennale di Venezia, raccogliendo non solo ritratti di artisti e immagini dei vari padiglioni ma anche fotogrammi di momenti significativi legati alla rassegna che coinvolgevano l’intera città. Fra questi senza dubbio c’è la contestazione all’inaugurazione della Biennale del 1968 a cui partecipò anche Novelli. Della sala di Gastone, Mulas realizza dei primi scatti in cui si vede l’artista alle prese con l’allestimento delle sue opere. Segue poi una seconda serie di immagini, scattate alla cerimonia d’apertura dell’esposizione, in cui le tele, caratterizzate dal formato stretto e allungato, sono o coperte da fogli o direttamente girate verso la parete. Una di esse, inoltre, reca la scritta “La Biennale è fascista”. Attraverso quelle foto Mulas rese eterni la presa di posizione e l’atto di denuncia più duri e impegnati che ci siano stati in quella Biennale.

 

In foto: Gastone Novelli alla Biennale del ’68 | Fotografia di Ugo Mulas © Estate Ugo Mulas.

V | Vittorio Carrain

Nel 1964 Novelli arriva a Venezia, invitato per la prima volta alla Biennale, e ha modo di frequentare il ristorante All’Angelo di Vittorio Carrain, luogo di ritrovo di artisti italiani e stranieri dalla fine della seconda guerra mondiale. Carrain era un grande appassionato d’arte e di letteratura, nonché grande amico di Peggy Guggenheim. Nel ristorante di famiglia, come una sorta di galleria, esponeva opere di piccole dimensioni, disegni e schizzi a penna o matita lasciati dagli artisti in cambio di pasti o commissionati da lui stesso. È in questo modo che diversi lavori dello stesso Novelli entrano nella collezione All’Angelo. Vittorio stimava molto l’opera di Gastone tanto da averlo esortato a trasferirsi a Venezia, dove difatti nel 1967 l’artista stabilì il suo studio alla Casa dei Tre Oci sull’isola della Giudecca. La loro sincera amicizia è testimoniata da alcune lettere, fra le quali una, significativa, in cui Gastone spiega a Vittorio perché non esporrà le sue opere alla Biennale del ’68.

 

In foto: Gastone Novelli, Barca sotto il sole, 1967, olio, tempera e matita su tela, 19,5x29,5 cm, The Peggy Guggenheim Collection, Venezia, dono Olivia Rabbaglietti, in memoria di Vittorio Carrain, 2013.

Z | Cesare Zavattini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cesare Zavattini, scrittore, giornalista e sceneggiatore, dal 1941 alla seconda metà degli anni Settanta raccolse circa 1500 dipinti di piccole dimensioni, precisamente 8x10 cm. Commissionando un autoritratto e un tema libero a numerosi artisti non solo italiani, sia emergenti che già affermati, creò la più singolare collezione d’arte del ‘900. Presso l'archivio Novelli si conserva la lettera che Zavattini - smanioso di ottenere opere dal maggior numero di artisti - inviò a Gastone il 24 marzo 1959 per richiedere le due piccole opere in tempo per la mostra sulla sua collezione che avrebbe aperto il mese dopo alla Strozzina di Firenze, a cura di Carlo Ludovico Ragghianti. A differenza di tanti altri artisti, Novelli non deve aver incontrato difficoltà nell’affrontare un formato così piccolo, avendo già dipinto su tele e tavole di dimensioni ristrette e essendo solito realizzare disegni e schizzi su taccuini poco più grandi di queste due opere.


In foto: (a sinistra) Gastone Novelli, Senza titolo, 1959, tecnica mista su carta applicata su tavola, 8x10 cm, Pinacoteca di Brera, Milano; (a destra) Gastone Novelli, Senza titolo, 1959, tecnica mista su tavola, 8x10 cm, collezione privata.

L’Archivio Gastone Novelli è nato nel 1995 per volontà degli eredi che hanno in quell'anno avviato un lavoro di ordinamento e catalogazione dei materiali lasciati dall’artista alla sua morte, avvenuta nel 1968.

 

L’Archivio si propone di essere un luogo di studio e di conservazione, acquisizione e catalogazione scientifica dei documenti relativi alle opere e alla vita di Novelli.

Lo studio e l’archiviazione dell’opera, oltre all’approfondimento e conoscenza dell’attività dell’artista, sono finalizzati alla redazione del catalogo generale. Il primo volume dedicato alle opere su tela e alle sculture è stato pubblicato dall’Archivio in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, nel maggio 2011 (SilvanaEditoriale). Attualmente è in preparazione il secondo volume dedicato alle opere su carta, ai libri, alle ceramiche, ai gioielli e agli allestimenti realizzati dall’artista.

Legata all’attività di studio, l’Archivio fornisce ai proprietari delle opere di Novelli un servizio di archiviazione. 

 

L’archivio si propone inoltre di promuovere e sviluppare iniziative e attività culturali dirette ad approfondire la conoscenza e lo studio dell’attività artistica di Novelli. A questo scopo collabora attivamente con istituzioni pubbliche e private alla realizzazione di mostre e pubblicazioni relative all'opera dell'artista.

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